Pittore francese. Frequentò dapprima l'accademia di Tolosa, poi lo studio
di David a Parigi. Nel 1801 vinse il
prix de Rome. Si recò a Roma
nel 1806, rimanendo in Italia 18 anni: qui mirò a raggiungere una suprema
purezza formale piuttosto che una grandiosità di effetto. Sono di questo
periodo molti ritratti, tra cui quello del pittore Granet, di Bartolini e di
Madame de Senonnes; alcuni stupendi nudi femminili, quali
La grande
bagnante (1807) e
La grande odalisca (1808); molti disegni e ritratti
a punta d'argento, di straordinaria finezza.
Il voto di Luigi XIII
(1824), poi, rivelò l'originalità e la grandezza dell'artista.
Nell'arte di
I. si vede l'opposto del romanticismo di Delacroix. Il
contrasto tra le due tendenze, quale si riflette negli scritti critici di
Baudelaire, si concreta nell'antitesi tra il disegno e il colore, cioè
tra elemento intellettuale ed elemento passionale. Ma se il disegno è il
fatto predominante, l'arte di
I. non è mai fredda o accademica:
egli non rifiuta la passione, il sentimento, il richiamo dei sensi, ma li
esprime attraverso una perfetta chiarezza della forma e della composizione. Solo
in questo senso l'arte di
I. può dirsi tradizionalista, in quanto
appartiene alla tradizione della cultura francese che da Racine giunge fino a
Stendhal. I suoi ritratti sono intensamente caratterizzati, anche se il
personaggio è idealizzato; i suoi nudi (
Venere Anadiomene; La
sorgente; Il bagno turco) sono pieni di sensualità anche se
l'immagine si conclude in un puro ritmo lineare e in una perfetta, quasi
astratta plasticità; persino le grandi composizioni (
Apoteosi d'Omero;
Martirio di S. Sinforiano; Apoteosi di Napoleone; Gesù tra i
dottori), pur nella saldezza costruttiva della composizione, rivelano
un'alta drammaticità. Eletto (1825) membro dell'Istituto e direttore
dell'Accademia di Francia a Roma (1834-41),
I. esercitò una
profonda influenza sulla pittura francese (Montauban 1780 - Parigi 1867).